mercoledì 8 luglio 2015

Bari: scacco al clan Strisciuglio

Bari: scacco al clan Strisciuglio, decine di arresti

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E' in corso dalle prime luci dell’alba una operazione dei Carabinieri con decine di arresti a carico di presunti esponenti del clan mafioso barese degli Strisciuglio. Le indagini hanno ricostruito anni di egemonia e di dominio del clan in settori vitali dell’economia, primo fra tutti il settore edile con la doppia imposizione del pizzo a imprenditori che pur di lavorare tranquilli hanno pagato sia gli Strisciuglio, sia gli uomini del clan Di Cosola. 
Alcuni esponenti del clan avrebbero avuto inoltre un ruolo di rilievo tra gli ultrà del Bari Calcio e sarebbero stati in grado di estorcere il pizzo agli ambulanti in occasione di recenti concerti musicali di artisti di fama nazionale allo stadio San Nicola.

Armi nascoste in loculi cimitero - Dall'indagine è inoltre emerso che il clan usava i loculi del cimitero per nascondere armi munizioni: dietro la lapide di un professore morto nel 1962 sono state trovate pistole e munizioni. Anche una bomba a mano tipo "ananas" era nella disponibilità del clan, in grado di far saltare in aria un'abitazione o un negozio.

Organizzazione e riti del clan Strisciuglio - I carabinieri hanno anche ricostruito le dinamiche dei riti di affiliazione mutuati dalla camorra campana e bloccati dai fratelli Strisciuglio perché ritenuti troppo pericolosi per la segretezza del clan. Un ruolo chiave avevano le donne vere e proprie messaggere del clan: aggiornavano i capi in carcere sulle dinamiche di affiliazione, riuscendo a far entrare nelle celle anche la droga.
Gli arresti: 
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colpo al clan Strisciuglio, 40 arresti

Estorsioni, armi e droga: colpo al clan Strisciuglio, 40 arresti

Pizzo agli imprenditori edili, controllo dello spaccio in diversi quartieri della città. Anche i loculi del cimitero di Bari utilizzati come nascondiglio per pistole e munizioni

 7 Luglio 2015
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Un clan particolarmente "agguerrito e pericoloso" perché "molto armato" e capace di reclutare nuovi affiliati, nonostante i duri colpi inferti all'organizzazione criminale negli anni passati dalle operazioni 'Eclissi' e 'Libertà'; presente sul territorio in maniera ramificata, dai quartieri di Bari vecchia, Carbonara, Libertà, San Pio, fino a Giovinazzo, Bitonto e Conversano.
Attraverso un'indagine durata quasi tre anni, i carabinieri del Comando provinciale, coordinati dalla Direzione distrettuale Antimafia di Bari, hanno ricostruito le attività del clan degli Strisciuglio, arrivando oggi ad arrestare quaranta presunti esponenti del gruppo criminale. Associazione mafiosa, traffico di droga, detenzione di armi ed estorsione tra i reati contestati a vario titolo agli arrestati.
LE 'RIUNIONI' NELLA PIAZZA DI CARBONARA -"Operazione Agorà", l'hanno battezzata gli investigatori, perché proprio una piazza, quella di Carbonara, rappresentava una delle 'centrali operative' del clan: lì, secondo quanto accertato dai carabinieri che per tre anni l'hanno monitorata, si tenevano le riunioni dei presunti affiliati e venivano discusse le questioni relative agli affari del gruppo. Stessa piazza in cui, poco più di un mese fa, è stato ucciso Nicola Telegrafo (anche lui sarebbe stato tra i destinatari dell'ordinanza), luogotenente di Domenico Strisciuglio, detto 'Mimmo la Luna', tuttora considerato al vertice dell'omonimo clan insieme al fratello Sigismondo, nonostante entrambi siano detenuti. In carcere, con l'operazione odierna, è finita anche la moglie di Sigismondo Strisciuglio, Eugenia Prudente, che avrebbe avuto un ruolo nel veicolare le informazioni dal carcere all'esterno e viceversa.
LE ARMI NASCOSTE NEL CIMITERO - Nel tentativo di mettere al sicuro il proprio arsenale, gli affiliati al clan non si erano fatti scrupolo neppure di utilizzare come nascondiglio il cimitero di Bari. Grazie al contributo di un collaboratore di giustizia, i carabinieri hanno individuato le armi, nascoste nel loculo di un professore morto nel 1962. Pistole, munizioni, e anche una bomba a mano tipo "ananas", in grado di far saltare in aria un'abitazione o un negozio.
TRAFFICO DI DROGA ED ESTORSIONI - Tra le attività più redditizie del clan quella del traffico di droga, che sarebbe stata tuttavia gestita attraverso due organizzazioni 'autonome', seppure riconducibili allo stesso gruppo criminale degli Strisciuglio: da una parte quella facente a capo ai Milloni, che avrebbero gestito lo spaccio a Bari vecchia, dall'altra quella più strettamente collegata ai fratelli Strisciuglio e a Nicola Telegrafo. Ma le indagini hanno permesso anche di far luce sul pizzo imposto, in particolare, agli imprenditori edili. Tra gli episodi accertati, c'è quello relativo alla realizzazione di una scuola elementare a Palese, chenell'ottobre 2013 ha portato all'arresto di un presunto affiliato del clan. Ma c'è anche il caso di un imprenditore costretto a pagare il pizzo a due clan diversi: la prima volta, a Triggiano, al clan Di Cosola (l'episodio è contestato nell'indagine 'Pilastro', conclusasi ad aprile con 62 arresti); la seconda volta, a Carbonara, proprio agli Strisciuglio: in questo caso, però, l'estorsione si sarebbe celata dietro il pagamento di un servizio di guardiania fittizio: 1500 euro al mese per due anni. Soldi, quelli provenienti dalle attività illecite, che ovviamente servivano anche a sostenere i parenti degli affiliati in carcere: per le famiglie dei capi detenuti, la "spartenza" arrivava anche alla cifra di cinquemila euro al mese.
L'ARRESTO DELL'ULTRAS DEL BARI - Tra i nomi degli arrestati figura anche quello di Silvano Scannicchio, 43 anni, ultras del Bari. Secondo gli investigatori, avrebbe avuto un ruolo proprio nella richiesta del pizzo ai cantieri. Riguardo invece al presunto tentativo del clan di infiltrarsi nell'ambito di eventi organizzati al San Nicola - come denunciato anche dal sindaco Decaro all'indomani del concerto di Vasco Rossi - gli investigatori al momento mantengono il riserbo: si tratta di un'indagine separata, spiegano, pur assicurando che "il fenomeno è all'attenzione di forze dell'ordine e magistratura".
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Nel corso della conferenza stampa il coordinatore della Dda di Bari, Pasquale Drago, ha voluto sottolineare ed elogiare il "lavoro egregio" compiuto dai carabinieri nei tre anni di "indagini lunghe e faticose" che hanno portato agli arresti odierni. "Con questa operazione - ha aggiunto Drago riferendosi al fenomeno delle estorsioni - speriamo di essere riusciti ad alleggerire un po' la morsa sull'imprenditoria locale, e di aver dato il nostro contributo allo sviluppo di un'economia lecita".

Bari, azzerato il clan Strisciuglio

Edizioni: Nazionale - Roma - Milano - Bari - BAT

Bari, azzerato il clan Strisciuglio: ecco i nomi degli arrestati. Pizzo e droga, armi nascoste nel cimitero

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Tra gli arrestati anche l’ultras del Bari Silvano Scannicchio, incaricato di chiedere il pizzo ai cantieri. Il durissimo colpo alla malavita locale ha riservato non poche sorprese. Con un blitz scattato all’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno effettuato decine di arresti a carico di esponenti del potente clan mafioso barese degli “Strisciuglio”, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa del Giudice per le Indagini preliminari di Bari su richiesta della D.D.A. della Procura della Repubblica di Bari. Sono in tutto 40 gli arrestati, 39 in carcere e uno ai domiciliari, collaboratore di giustizia detenuto in località protetta, 9 le persone denunciate a piede libero.
Le indagini sul potente clan mafioso hanno permesso di ricostruire anni di egemonia e di dominio in settori vitali dell’economia, primo fra tutti quello edile, duramente segnato dalla doppia imposizione del pizzo: gli imprenditori, pur di lavorare tranquilli, erano costretti a pagare sia gli “Strisciuglio”, sia il clan “Di Cosola”, duramente colpito con i 62 arresti dell’operazione “Pilastro” del 21 aprile scorso. Anche il cantiere di una scuola elementare in costruzione a Palese è finito sotto estorsione. Il mercato della droga era invece gestito dal clan Milloni, affiliato agli Strisciuglio, ma indipendente.
Le indagini hanno permesso di documentare anche le infiltrazioni nella tifoseria del Bari Calcio, evidente tentativo dei clan d’infiltrarsi all’interno dello stadio San Nicola, come emerso anche in occasioni di recenti concerti musicali di artisti di fama nazionale.
Il clan usava i loculi del cimitero per nascondere armi munizioni: dietro la lapide di un ignaro professore morto nel 1962 trovate pistole e munizioni. Anche una micidiale bomba a mano tipo “ananas” nella disponibilità del clan, in grado di far saltare in aria un’abitazione o un negozio.
I Carabinieri hanno potuto ricostruire anche come si svolgevano i rituali di affiliazione, mutuati dalla camorra campana e bloccati dai fratelli Strisciuglio perché ritenuti troppo pericolosi per la segretezza del clan. Il rito prevedeva che il nuovo giunto fosse presentato ufficialmente a tutti gli altri affiliati dal padrino: “Questo è un mio ragazzo”. La carriera all’interno del clan prevedeva diversi “gradi di battesimo”, dopo il quarto grado si aveva facoltà di fondare un proprio clan.
L’affiliazione garantiva economicamente la famiglia in caso di arresto dell’affiliato. I familiari ricevevano una somma mensile detta “spartenza”, ed era cosi che i capi, anche se in carcere, potevano garantire un alto tenore di vita alle famiglie, in grado di affrontare in modo sfarzoso grossi eventi come un matrimonio. Per un affiliato di alto grado la spartenza poteva arrivare anche a 5mila euro.
Confermato anche in questa indagine il ruolo chiave di messaggere svolto dalle donne del clan, che aggiornavano i capi in carcere sulle dinamiche di affiliazione, riuscendo a far entrare nelle celle anche la droga. Nella rete dei Carabinieri sarebbe caduto anche Nicola Telegrafo, morto in un agguato un mese fa a Carbonara.
A Taranto sono stati incarcerati:
Vincenzo Chiumarulo, classe 1984 di Bari;
Carmine Dentamaro, classe 1976 di Ceglie del Campo;
Nicola Faccitondo, classe 1974 di Carbonara già sorvegliato speciale;
Francesco Lambiase, classe 1976 di Bari;
Vincenzo Martinelli, classe 1973 di Loseto.
Nel carcere di Bari sono stati rinchiusi Giuseppe Barletta, classe 1969 di Carbonara e Donato Fraddosio, classe 1988 di Bari, entrambi già agli arresti domiciliari.
A Lecce sono stati rinchiusi:
Michele Tesauro, classe 1978 di Carbonara già ai domiciliari;
Giovanni Di Cosimo, classe 1978 di Bari sorvegliato speciale;
Rocco Giovannelli, classe 1975 di Carbonara sorvegliato speciale;
Giuseppe Girone, classe 1988 di Bari;
Beniamino Loglisci, classe 1988 di Bari;
Leonardo Lorusso, classe 1989 di Bari;
Sabino Milloni, classe 1985 di Bari;
Eugenia Prudente, classe 1975 di Ceglie del Campo moglie di Sigismondo Strisciuglio;
Silvano Scanicchio, classe 1972 di Ceglile del Campo;
Filippo Scavo, classe 1983 di Carbonara;
Vincenzo Strisciuglio, classe 1981 di Carbonara;
Giovanni Teseo, classe 1982 di Bari;
Diego Volpe, classe 1980 di Ceglie del campo già ai domiciliari;
Nicola Volpe, classe 1986 di Adelfia già ai domiciliari.
Nel carcere di Melfi sono invece stati rinchiusi:
Domenico Balzano, classe 1987 di Carbonara sorvegliato speciale;
Nicola De Feo, classe 1989 di Bari;
Nicola Girone, classe 1979 di Bari, sorvegliato speciale;
Vincenzo Grosso, classe 1986 di Bari sottoposto alla libertà vigilata;
Lorenzo Melchiorre, classe 1983 di Ceglie del Campo;
Giovanni Dario Strambelli, classe 1986 di Carbonara;
Antonio Tesauro, classe 1976 di Bari già ai domiciliari.
Nel carcere di Lodi è stato rinchiuso Nunzio Carone, classe 1982 residente a Lavagna di Comazzo (LO).
A Latina è finito Alessio Mineccia, classe 1986 residente a Borgo Sabotino (LT) già ai domiciliari.
Già detenuti:
Domenico Strisciuglio, classe 1972 il capo del clan in carcere a Novara;
Sigismondo Strisciuglio, classe 1974 di Ceglie del Campo in carcere a Opera;
Leonardo Campanale, classe 1970, Salvatore Ficarelli, classe 1986, Domenico Navarra, classe 1990 detenuti a Bari;
Giuseppe Milloni, classe 1982 di Bari detenuto a Melfi;
Luigi Milloni, classe 1965 di Bari detenuto a Santa Maria Capua Vetere;
Vito Milloni, classe 1991 di Bari in carcere a Benevento;
Giuseppe Davide Padolecchia, classe 1986 di Bari detenuto a San Severo.

Bari, decapitato il clan Strisciuglio: 40 arresti



Bari, decapitato il clan Strisciuglio: 40 arresti, l'arsenale in un loculo al cimitero

Bari, decapitato il clan Strisciuglio: 40 arresti, l'arsenale in un loculo al cimitero
L'operazione dei carabinieri a Bari  
I carabinieri hanno ricostruito il potere criminale della famiglia: dal pizzo sui cantieri edili al tentativo di infiltrarsi nella tifoseria del Bari calcio. Armi nascoste al cimitero e donne messaggere in carcere

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Duro colpo alla malavita barese: i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno eseguito circa 40 arresti a carico di esponenti del clan Strisciuglio in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari di Bari, su richiesta della Dda della Procura della Repubblica di Bari.

Un'operazione complessa, che ha permesso di ricostruire anni di egemonia del clan mafioso, e di dominio in settori vitali dell'economia, primo fra tutti quello edile locali. Gli imprenditori erano costretti a pagare due volte il pizzo per lavorare: sia agli Strisciuglio sia agli uomini del clan Di Cosola, duramente colpito ad aprile con i 62 arresti dell'operazione 'Pilastro'. Nessun cantiere era esentato, il racket aveva toccato anche la costruzione di una scuola elementare nella zona di Palese.


Bari, maxi operazione contro il clan Strisciuglio: 40 arresti


Gli interessi del clan Strisciuglio si erano con il tempo estesi. Sono state documentate le infiltrazioni nella tifoseria del Bari calcio, che hanno evidenziato come i malavitosi avrebbero tentato di pesare anche all'interno dello stadio San Nicola, così come emerso in occasione di concerti musicali di artisti di fama nazionale, come nel caso di Vasco Rossi. L'arsenale? Nascosto tra i loculi del cimitero, perfetti per occultare armi e munizioni: dietro la lapide di un professore morto nel 1962 sono stati ritrovate pistole e proiettili, e una bomba a mano tipo ananas, in grado di far saltare in aria un'abitazione o un negozio.

Sono state inoltre ricostruite le dinamiche dei riti di affiliazione al clan, mutuate dalla camorra campana e poi bloccate dai fratelli Strisciuglio, perché considerate troppo pericolose per la segretezza del clan. Il rito prevedeva che il nuovo arrivato fosse presentato ufficialmente a tutti gli altri affiliati dal padrino, che lo annunciava dicendo: "Questo è il mio ragazzo". Da qui partiva la carriera all'interno del clan, con i vari gradi: dal battesimo fino al quarto, che permetteva di fondare un proprio clan.

L'affiliazione garantiva economicamente la famiglia dell'appartenente al clan, in caso di arresto. I familiari ricevevano una somma mensile, detta spartenza, in modo che il tenore di vita, nonostante il capo fosse in carcere, potesse rimanere comunque molto elevato. Le donne, infine. Il loro ruolo all'interno del clan è stato giudicato fondamentale: figure chiave di messaggere, aggiornavano i capi in carcere sulle dinamiche di affiliazione, riuscendo a fare entrare nelle celle anche la droga.


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